Al di là
delle dispute didattiche e ideologiche, legittime e spesso accese, sull'opera
e sulla figura di Carl Orff, il percorso fin qui svolto dall'Orff-Schulwerk
Italiano ha origine dalla riassunzione di alcuni inoppugnabili principi
pedagogici che stanno esplicitamente alla base del suo progetto didattico
e dalla loro reinterpretazione, alla luce di postulati didattici e pedagogici
più aggiornati .
Alcune
citazioni orffiane aiuteranno a meglio inquadrare tale quadro di riferimento.
"La Musica per bambini 1 è nata lavorando coi bambini".2
"Lo Schulwerk vuole sempre in ognuna delle sue fasi offrire motivo
di stimolo per un proseguimento creativo autonomo; così esso non
è mai definitivo e concluso ma sempre in evoluzione e in divenire".3
"Insegnare il ritmo è difficile. Il ritmo si può solo
liberare, sprigionare... Ritmo non è una entità astratta,
ritmo è la vita stessa, ritmo agisce e provoca, è la forza
che unisce linguaggio, musica e movimento".4
"Elementare, in latino elementarius, significa intrinseco
agli elementi, di sostanza primaria, attinente alle origini, ai princìpi.
Musica elementare non è mai musica sola, essa è collegata
a movimento, danza e parola, è una musica fatta da sé, nella
quale si è coinvolti non come ascoltatori ma come co-esecutori.
Essa è pre-intellettuale, non conosce grandi forme architettoniche,
produce ostinati, piccole forme ripetitive e di rondò. Musica elementare
è terrestre, innata, corporea, è musica che chiunque può
sperimentare e apprendere, adeguata al bambino".5
"[Io]... perseguivo l'attivazione dell'allievo attraverso il far
musica autonomo, cioè attraverso l'improvvisazione e l'ideazione
di musica propria. Così non mi interessava avviarlo a strumenti
d'arte altamente evoluti, quanto a strumenti preferibilmente orientati
al ritmo, di apprendimento piuttosto facile, primitivi, vicini al corpo.
A questo scopo andava trovato uno strumentario adatto. Di strumenti puramente
ritmici, nostrani o esotici, ne avevamo abbondantemente a disposizione
grazie allo sviluppo del jazz... Ma senza strumenti melodici e di bordone
non era pensabile la creazione di uno strumentario autonomo. Così
costruimmo ... i diversi tipi di xilofoni, metallofoni e glockenspiele.
Si trattava in parte di modelli nuovi, in parte ispirati a modelli medioevali
o esotici".6
"Rientrava nella mia idea pedagogica di portare gli allievi a elaborare
da soli, seppure in termini modesti, la propria musica e l'accompagnamento
al movimento. Il modo di elaborare musica per questi strumenti nacque
dalla pratica degli strumenti stessi. Gli esercizi miravano soprattutto
ad abilitare l'allievo ad una espressività musicale personale e
spontanea".7
E' questo un succinto panorama programmatico nel quale è possibile
riscontrare elementi di inalienabile validità pedagogica: il principio
sperimentale, che sottrae lo Schulwerk alla definizione riduttiva di "metodo",
chiuso e compiuto, accreditandolo piuttosto come una linea pedagogica
in progress; il principio interdisciplinare che lo rende promotore
di procedure di stampo globalistico; la valenza esperienziale come vettore
dell'operazione educativa e quindi la rivincita del bambino come soggetto
dell'operazione educativa; lo spunto partecipativo e creativo costante.
A questi si aggiunge il principio compositivo e improvvisativo dell'"elementarità"
che rinvia a modelli di strutturazione musicale di estrema attualità,
come il pattern, il riff, la composizione "modulare" minimalistica
- e non solo - con le relative procedure combinatorie e permutative. Una
procedura che consente di servirsi di elementi base anche estremamente
semplici, per giungere a eventi musicali di discreta complessità
attraverso l'azione e l'elaborazione collettiva che li somma e li moltiplica.
Una procedura di grande valore didattico perché consente l'integrazione
di elementi di diversa complessità e, di conseguenza, la partecipazione
contemporanea di bambini in possesso di competenze e abilità non
necessariamente equivalenti.
Per Orff alcune di queste istanze nacquero certamente dal desiderio di
recuperare qualcosa di idealmente e culturalmente perduto (il ritmo corporeo,
la "magia" dell'antico linguaggio, la "primitività"
del modello pentatonico). Ma non v'è dubbio che tante sue premesse,
rilette e reinterpretate alla luce del pensiero psico-pedagogico più
attuale, trovano una naturale collocazione nella pedagogia musicale più
aggiornata.
Le evoluzioni e involuzioni dello Schulwerk nel corso - ad oggi - di quasi
ottant'anni, hanno portato a situazioni vistosamente contraddittorie.
Contraddizioni di cui Orff stesso riconosceva la ineluttabilità.
"Lo Schulwerk non nacque da un piano preordinato - un piano così
esteso non avrei potuto nemmeno immaginarlo - ma da una necessità
che io riconobbi come tale. Si sa per antica esperienza che una pianta
selvatica cresce in modo particolarmente vigoroso. Da questo carattere
dello Schulwerk si possono cogliere le sue modalità, i suoi vantaggi
e svantaggi. I rigorosi sistematici non ne ricavano solitamente particolare
gioia, al contrario di improvvisatori dotati di temperamento e inclinazione
artistica. In tutto questo risiede ovviamente anche il grosso rischio
di uno sviluppo in direzioni sbagliate. Una evoluzione gestita autonomamente
esige una approfondita formazione specifica e una indispensabile confidenza
con lo stile, le potenzialità e gli obiettivi dello Schulwerk".8
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1 E' il sottotitolo dei cinque volumi base dell'edizione tedesca dello
Schulwerk.
2 CARL ORFF e GUNILD KEETMAN, Musik für Kinder [Musica per
bambini), B. Schott's Söhne, Mainz 1950, vol. I, Introduzione.
3 Carl ORFF, Das Schulwerk - Rückblick und Ausblick [Lo Schulwerk:
passato e avvenire], in: Orff-Institut Jahrbuch 1963 [Annuario
1963 dell'Istituto Orff], B. Schott's Söhne, Mainz 1964, pag. 13
4 Carl ORFF, Schulwerk, elementare Musik [Schulwerk, musica elementare],
Hans Schneider, Tutzing 1976, pag. 17.
5 C. ORFF, Das Schulwerk cit., pag. 16.
6 C. ORFF, Das Schulwerk , cit. pag. 14.
7 C. ORFF, Das Schulwerk , cit. pag. 14.
8 C.ORFF, Das Schulwerk, cit. pag. 13.
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